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Una autobiografia vitalissima che percorre, nel secondo dopo guerra, gli itinerari di migrazione comuni a tante famiglie italiane, il trasformarsi della società e il percorso di sviluppo economico e comportamentale delle famiglie negli anni cruciali fra il Cinquanta e l’Ottanta. La storia di Lidia è tutta sua, originale e ricchissima di esperienze, ma è anche un paradigma italiano: le origini contadine, la migrazione in Sud America, il rientro in Italia,

una seconda migrazione nella città industriale, il Sessantotto rivoluzionario, il benessere consapevole del tanto lavoro che ci è voluto per ottenerlo. Storia che guarda al passato non per nostalgia ma per costituirlo felicemente blocco di partenza per altre avventure della vita.

Vi racconto una storia sperando di non farvi annoiare troppo. Tanto, ciascuno di noi avrebbe una storia da raccontare: per cui, una in più o una in meno… Si fa per dire, perché in realtà io spero vivamente che vi piaccia. L’unica mia preoccupazione è di ottenere la vostra attenzione, distogliendovi per un po’ dai soliti social network, e di farvi divertire un poco in questi tempi grigi e depressi in cui tutto tende verso terra, anche le … guance (vi aspettavate un altro organo, vero?). Non servono le creme di bellezza a stirarci le rughe: basterebbe ridere di gusto un po’ più spesso, anche se, lo ammetto, è sempre più difficile; con una bella risata contrasteremmo così, con efficacia, la forza di gravità e tutto ciò che ci trascina inesorabilmente verso il basso!

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