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CASA, SCUOLA, LAVORO DEI FIGLI DI IMMIGRATI
A TORINO DAL 1945 AL 1990
L’immigrazione a Torino tra gli anni ’50 e ’70 è stata un fenomeno di grande impatto analizzato da numerosi storici. Invece, quale sia stato il destino dei figli di questi immigrati è un tema poco studiato, benché fondamentale per comprendere la società odierna: queste pagine ne offrono un’indagine scrupolosa e interessante.
Sono molte le domande cui rispondere per capire le ricadute dell’immigrazione sulle generazioni successive: qual è stato il destino scolastico e lavorativo dei figli degli immigrati dal Meridione; come giudicano la condizione abitativa, la mentalità della propria famiglia, la propria identità; che ruolo hanno avuto nel plasmare il loro futuro la politica, la religione, l’incontro con una Torino in evoluzione. Ma soprattutto: hanno potuto scegliere? O il contesto socioculturale ha deciso per loro?
La ricerca prende avvio dalle fonti statistiche, ma al di là dei numeri, per comprendere appieno il fenomeno è stato necessario ascoltare le testimonianze dei protagonisti per dar risalto, nella cornice della macrostoria, alle storie personali e alla loro interpretazione individuale.
Boris Pesce, in un susseguirsi di spunti e riflessioni, interviste e racconti di chi, proveniente da una famiglia del Sud, è nato o cresciuto in una Torino così lontana dalle sue origini, propone del fenomeno immigratorio una visione in evoluzione i cui effetti sono ancora operanti nella comunità di oggi.
.. La città che mi ha accolto è casa mia e ci devo tenere, per cui io penso che, se Torino è diventata quello che è, è anche dovuto a noi che abbiamo portato del valore…
… Io non mi sono mai sentito né pugliese, né piemontese; mi sono sempre considerato un metropolitano, un cittadino di Torino…
… È stato difficile, perché io ero un po’ arrabbiata per questo spostamento: mio padre credo che non abbia chiesto il parere a nessuno. Io facevo seconda media; ho dovuto lasciare tutto: scuola, amici…
… Io so di cosa si parla quando si emarginano gli altri, anche se nessuno l’ha mai fatto apertamente, ma era il contesto sociale…
… Lì [nei palazzi delle case popolari] c’era tutto un miscuglio di persone, culture, usanze da tutte le regioni. Alla fine ti trovi in un contesto diverso…
… C’erano le bande: via Artom, le Vallette; qui a Tetti piatti c’erano i meridionali, c’era la cultura di metterli tutti da parte…
… [Nichelino] al tempo era considerata il dormitorio della Fiat, perché non c’era assolutamente nulla. Gran parte di Nichelino è nata all’ombra della Fiat: caseggiati pieni di immigrati…
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Formato 12 X 20
Confezione brossura
Pagine 192
Prezzo di copertina 17,00
Collana Storia e memorie
ISBN9788866084556